LA PRODUZIONE DI TEGOLE E MATTONI A TONARA

 

Probabilmente la produzione di mattoni, tegole ed altri laterizi a Tonara, ebbe inizio nella seconda metà del secolo scorso in coincidenza con la costruzione del tratto di Ferrovia tra Cagliari e Sorgono.

Il tratto di Ferrovia  venne concluso nel 1888. Infatti,  di questa produzione industriale e artigianale insieme non si trova  traccia nei libri di storia  che si riferiscono agli anni precedenti.

In effetti con la costruzione della Ferrovia arrivarono a Tonara e si stabilirono tutta una serie di industriali e di artigiani che venivano dalla Penisola:

Molti di questi artigiani erano carpentieri, altri produttori di calce, altri ancora erano detti “fornaciari” e producevano mattoni e tegole.

Probabilmente questa lavorazione venne indotta proprio dai lavori di costruzione della Ferrovia Centrale Sarda poiché si può ipotizzare che una parte della produzione venisse utilizzata nella realizzazione di  ponti e stazioni ferroviarie.

La produzione stessa in seguito si allargò e venne destinata anche alle costruzioni civili. La produzione di mattoni , tegole e anche mattonelle andò avanti fino alla metà degli anni Cinquanta di questo secolo, quando anche l’ultima famiglia di fornaciari abbandonò l’attività soprattutto per la concorrenza spietata delle grandi produzioni industriali che cominciarono ad affacciarsi anche in Sardegna.

Infatti, sarebbero stati necessari molti capitali  per poter continuare la produzione e mettersi al pari delle produzioni industriali, acquistando ad esempio i forni  elettrici, le forme per la produzione in serie, le vasche di decantazione ecc.

Anche la lavorazione della calce, che ebbe inizio allo stesso modo della lavorazione dei mattoni, cessò qualche anno dopo. Anche in questo caso i produttori artigiani che esportavano i loro manufatti in tutta la provincia di Nuoro, non ebbero la possibilità di adeguarsi alla tecnologia che ormai influiva nelle zone più densamente popolate della Sardegna.

 

LE VARIE FASI DELLA LAVORAZIONE DELLE TEGOLE E DEI MATTONI

Le due fornaci più importanti  si trovavano rispettivamente la prima ad appena un chilometro da Tonara nella località “Pischina Artui “, e l’altra all’ingresso di Tonara in una località che ne ha preso il nome dalla famiglia produttrice: “ Sa Furriada e Tiu Simone Loche “.

L’argilla veniva estratta tra le rocce di “Su Nuratze” ed era di quella del tipo nero, ottima per la produzione dei mattoni, che viene comunemente chiamata argilla-creta.

In dialetto tonarese l’argilla è conosciuta come “Terra Lugiana”, e veniva estratta con delle zappette dove il fondo lo permetteva, altrimenti si usavano picconi, badili e dei lunghi ferri appuntiti.

Gli scavi erano profondi sino a 3 metri e continuavano fino allo sfruttamento di tutto il filone d’argilla. L’argilla una volta estratta veniva messa nelle vasche che spesso erano alte diversi metri e che erano state ricavate dagli scavi fatti precedentemente per l’estrazione dell’argilla.

Una di queste vasche si trova ancora nel territorio di “Pischina Artui”, ed il fondo è completamente impermeabile a causa dello strato di argilla.

L’argilla  la mattina seguente veniva tolta dalla vasca e lavorata con un bastone di ferro fino a farla diventare una pasta, che poi veniva messa nelle forme.

Le forme dei mattoni   erano fatte in legno  simili a una scatola  senza fondo.  Quelle delle tegole  avevano la forma di tegola con un pezzo di legno che fungeva da manico.

Quando l’argilla nelle forme  era ormai  asciutta,  si toglieva dalle forme e  si metteva sotto le tettoie al riparo dall’acqua. Dopo qualche tempo, circa due giorni, venivano tolte e preparate per la cottura.

Per ogni cottura venivano preparati circa 9000 pezzi, 5000 mattoni e 4000 tegole che venivano messi uno sopra l’altro lasciando però degli spazi tra di loro in modo da formare una specie di galleria. Infatti ogni pezzo sporgeva, rispetto a quello inferiore di circa 2 cm. Quando venivano fabbricate le mattonelle, “pianellas “ che avevano un uso più limitato, e quindi prodotte in numero inferiore, si portavano alla cottura circa 4000 mattoni, 4000 tegole e 1000 mattonelle.

Queste ultime avevano una forma quadrata con il lato di circa 25 cm e uno spessore di 3 cm.

Esse erano destinate a coprire il pavimento dei caminetti ,il cosidetto focolare che in dialetto tonarese viene chiamato “Su fogile “.

Una volta sistemata nei modi suindicati, la catasta di mattoni, tegole e mattonelle veniva cotta mediante l’utilizzo di legna che veniva ammucchiata nella cosidetta galleria ricavata con la particolare sistemazione dei pezzi. Prima veniva messa dentro la galleria la legna dal taglio più grosso poi fascine di erica  e legna più esile e infine si dava fuoco al tutto.  Bisognava stare attenti che tutti gli interstizi della galleria venissero chiusi bene con della terra, e soprattutto tenere vivo il fuoco alimentandolo in continuazione in modo che la temperatura rimanesse costante.

Bastava infatti che il fuoco si spegnesse o non venisse alimentato regolarmente perché  andasse in fumo il lavoro di mesi. Infatti i mattoni e le tegole cotti male erano praticamente inservibili.

La fornace rimaneva accesa continuamente giorno e notte e a turno i fabbricanti dovevano sorvegliarla buttando dentro la galleria fascine di legna.

Quando i fornaciari preparavano la fornace tantissime donne che lavoravano a giornata venivano impiegate per preparare le fascine di legna che trasportavano verso la fornace percorrendo in molti casi anche diversi chilometri a piedi. La fornace rimaneva accesa tre giorni e tre notti. Dopo di che il fuoco non veniva più alimentato e lentamente si spegneva. A quel punto i mattoni venivano lasciati raffreddare per tre giorni. Al termine di tutte queste operazioni mattoni e tegole erano finalmente pronti all’uso, ma ai fabbricanti di mattoni rimaneva ancora il compito di separare i mattoni delle file superiori, che stando a più stretto contatto con le fiamme erano “più cotti” “mattone cottu”, da quelli delle file inferiori che rimanevanoi  “più crudi” “mattone cruo”.

Ammucchiati ai lati del piazzale di lavorazione dell’argiilla, tegole e mattoni erano finalmente pronti per essere caricati sui carri e trtrasportati verso le costruzioni.

 

 

                                                                                     

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