LA
PRODUZIONE DEL CARBONE: SA FOGAGGIA
Ai lati de Sa
Fogaggia si preparavano altri due spiazzi; uno da una
parte e uno dallaltra, per sistemare il carbone già
pronto. Si costruiva quindi uno zoccolo alto
allincirca 40 cm. sistemando su tutta la base delle pietre
alla distanza di 1 metro l'una dall'altra e poggiando su queste
dei pezzi di legna accavallati. Si ricopriva il tutto con
delle zolle, Sa lea con l'erba rivolta verso il
basso e la terra verso l'alto, formando più strati fino ad
arrivare a 40 cm d'altezza. Infine si ricopriva il tutto con un
leggero strato di terra.
Al centro de Sa
Fogaggia si lasciava uno spiazzo vuoto chiamato S'orrochinedda
intorno a questo, che era il cuore de Sa Fogaggia,
si sistemava la legna più grossa (che generalmente era
costituita da leccio, quercia, erica, corbezzolo etc.) che poteva
raggiungere i 50-60 cm di diametro e la lunghezza massima di 1 m
o 1,20.
Se la legna
superava questo diametro veniva spaccata in 4 parti. Man
mano che ci si avvicinava alla circonferenza si sistemava
gradatamente la legna più fine. La legna più fine serviva
a Incamisare sa Fogaggia.
La legna a
contatto con lo zoccolo veniva posta verticalmente per la
preparazione di quello che veniva definito Su Lettu.
La legna veniva
così sistemata fino a formare una catasta alta da 2.5 a 3 metri.
Per dare la forma voluta a Sa Fogaggia , la legna
veniva disposta orizzontalmente al centro e leggermente inclinata
verso lesterno.
Da S'orrochinedda,
il foro de Sa Fogaggia, Su
Crabonargiu controllava che la legna venisse distribuita
uniformemente; se si creavano dei vuoti bisognava aggiungerne
dellaltra oppure se ne toglieva se ce nera troppo. Tutta la
legna veniva ricoperta da uno strato di foglie, Sa Patrizia,
in modo da impedire alla terra, di cui veniva ricoperta l'intera Fogaggia
di penetrare all'interno e ostacolare così la carbonizzazione
della legna. La Fogaggia, ultimata, doveva
avere la forma di una campana.
A questo punto Su
Crabonargiu prus trassosu (il carbonaio più abile, cioè
il caposquadra) attraverso Sa ucca (la bocca)
introduceva della legna molto piccola, Sarremuccu,
che ricopriva con della brace e poi con pezzetti di legna
tagliati a triangolo, chiamati Su Succu, sino a
riempire gli spazi vuoti al centro. A quel punto si praticavano
intorno allo zoccolo dei fori, per far penetrare una quantità
daria sufficiente alla combustione lasciandoli aperti per
un certo numero di ore determinato dalla pressione e dalla
dimensione dei fori. Prima che le fiamme si sviluppassero
all'esterno si introducevano degli altri pezzi di legna fino a
riempire lo spazio vuoto centrale. A questo punto la bocca de
s'orrochinedda veniva chiusa con una pietra e sopra
veniva sistemata della terra per non far penetrare più aria.
Ogni pomeriggio Sa
Ucca, veniva aperta per aggiungere altra legna che
con un lungo bastone veniva compressa finchè dopo 2 o 3 ore non
iniziava a bruciare.
Questa operazione
si ripeteva per 2 o 3 giorni fino a quando Su Crabonargiu
non si accertava che intorno a s'orrochinedda la
legna stava carbonizzando. A quel punto veniva introdotta,
per lultima volta, della legna, e poi si provvedeva a
chiudere sa Fogaggia ermeticamente. Il
fuoco veniva controllato dallo zoccolo. La legna doveva
carbonizzare partendo dall'alto verso il basso.
Il carbonaio
verificava, almeno una volta al giorno, se intorno a s'orrochinedda
la legna carbonizzava. In questo caso 25 cm al di sotto
praticava dei fori distanti l'uno dall'altro 20 cm, che venivano
lasciati aperti finchè non si vedeva uscire del fumo viola e si
sentiva un odore acido, segno che la legna della parte superiore
era carbonizzata. Si chiudevano quindi i primi fori, I
Fumaolos e se ne praticavano altri più in basso di 25
cm. Questo procedimento si ripeteva sino ad arrivare alla
base.
Nelle giornate
ventose, per evitare di far andare male il carbone, i fori dello
zoccolo venivano chiusi dalla parte in cui soffiava il vento,
lasciando aperti solo quelli della parte opposta. Il controllo
della carbonaia doveva essere costante, anche durante la notte,
perché poteva accadere che, a causa del vento, la Fogaggia
potesse faere colletto. Il che avveniva quando il
fuoco fuoriusciva da un fianco formando un grosso buco. In quel
caso anche sotto la pioggia, bisognava togliere la terra e
riempire il buco di nuova legna, ricominciando tutto da capo.
Tutto ciò poteva avvenire perché non si era intervenuti in
tempo a correggere la direzione del fuoco o perché la legna era
stata sistemata male, male carrigada, lasciando
degli spazi vuoti, oppure perché dentro Sa Fogaggia
era finita della legna marcia che bruciando male provocava colletto.
Dai fori dello
zoccolo doveva entrare poca aria, altrimenti la legna bruciava
formando solo cenere, mentre col calore doveva trasformarsi solo
in carbone. Se, per esempio i pezzi di legni erano troppo
grossi e la legna non si carbonizzava completamente il prodotto
veniva chiamato Sa Carrabassa, cioè carbone di
scarto Ma quando anche dagli ultimi fori fuoriuscivano fumi
violacei ed un odore acre, significava che la legna dell'intera Fogaggia
era ormai carbonizzata. Venivano chiusi tutti i fori e per
2 o 3 giorni si stava semplicemente ad aspettare. Il fuoco si
spegneva lentamente ed il carbone prodotto risultava di ottima
qualità. A quel punto bisognava ripulire, o sumundare,
sa Fogaggia a cominciare da s'orrochinedda
e procedendo pian piano verso lo zoccolo. In pratica con un
badile si toglieva la terra per metterla in siscarzolu,
lo spiazzo dove veniva rastrellata per ripulirla dai pezzi di
legno o di ghiaia. La terra così ripulita serviva a ricoprire il
carbone che così beniat temperau. Cioè veniva
rinforzato.
Sa Fogaggia
ricoperta di nuova terra sumundada veniva lasciata
altri 2 o 3 giorni, dopo di che si procedeva a recuperare il
carbone ed a metterlo nei sacchi per avviarlo alla vendita.
Il carbone che veniva tolto da Sa Fogaggia, che
quindi beniat isfogau, aveva la dimensione e la
forma originaria della legna e rimestandolo emetteva un suono
simile a quello prodotto da un "metallo".
Per ottenere la
carbonizzazione della legna potevano passare, quindi, da otto a
dieci o quindici o anche venti giorni in ragioni
dellampiezza della Fogaggia .
Una Fogaggia
di arramizzu, cioè di legna del sottobosco non
molto grossa come Illione (corbezzolo) o Arredellu
(lillatro) rimaneva attiva 8- 10 giorni. Da una Fogaggia
si potevano ottenere dai 40 ai 50 q di carbone.