Tonara è stato un paese di artigiani: le botteghe artigiane di
Tonara erano esempi di scuola impropria dove “S’ischente” (cioè
l’apprendista) dal latino discens, imparava dal suo maestro, che poteva essere “Su
Maistu ‘e linna” (il falegname), oppure “Su Maistu ‘e pannu” (il
sarto) o anche “Su Maistu ‘e muru” (il muratore) il mestiere che poi avrebbe
svolto per tutta la vita. Ed apprendeva da “Su Maistu” non solo “S’arte”,
con tutti i segreti e la perizia manuale del mestiere. Nell’intera isola erano
conosciuti gli oggetti ed i manufatti prodotti dalle abili mani degli artigiani
tonaresi, che vendevano quindi, direttamente o attraverso “Is carrattoneris” (gli
ambulanti) i prodotti della montagna e della loro cultura materiale: i mobili e
le cassapanche intagliate, le celeberrime teruddas e taggeris, is
sonaggias (i campanacci), is cubedinas, (piccole botti per
conservare vino o acqua) le pelli, i tappeti, gli arazzi, fanugas e fressadas, i
carri, il legname, il torrone, i campanacci. Tonara é ancora oggi l'ultimo centro attivo di produzione di
campanacci: di generazione in generazione, si è tramandata l'arte di mescolare
il ferro e l'ottone e di forgiare le lamine di metallo. Presente anche la
tradizione dell'intaglio, molto pregiata
quella del castagno: dagli strumenti del pastore, ai bassorilievi, dalle
cassapanche. Lo sfruttamento dei boschi costituisce una risorsa economica
notevole: ci sono alcune segherie con una ventina di addetti che trattano il
castagno. Per contro, la maggiore
attività legata allo sfruttamento dell'area boschiva, circa l'80% dell'intero
territorio comunale, è legata oggi al rimboschimento.