Il
sentiero, che misura circa 23 Km., passa per i territori di Tonara, Sorgono ed
Ortueri. Attraverso uno stretto tratturo tra i boschi, dalla periferia nord
ovest del paese, si raggiunge la località Chinnichinnitzò. Attraverso
suggestivi saliscendi, si prosegue fino ai pressi della fonte di Ispadula
per poi salire quasi fino a S'Arcu `e Sa Fruca, a quota 1.050 mt. circa.
Da S'Arcu, percorrendo una delle bellissime strade del cantiere di forestazione
che appaiono come ampi violoni ornati da pini, castagni ed ontani, si scende
fino al valico di S'Isca `e Sa Mela, dove si dovrebbe arrivare circa due
ore dopo la partenza.
Dal
valico si prosegue per un'ampia sterrata che quasi sempre in salita conduce
fino alla Chiesa di Sa Itria nel territorio di Sorgono, situata sulla
sommità della collina a nord dell'abitato, a circa 1000 metri s.l.m.. La prima
domenica di settembre nell'omonima chiesetta si tiene la Festa in onore della
Madonna dell'Itria. Dal sagrato della pieve si comincia a scendere fino alla
località Chinneli nei pressi del sugherificio.
Dopo
aver attraversato la strada asfaltata per Austis, lasciando lo stabilimento
Isma sulla destra, si inizia a percorrere un'ampia carrareccia, badando di
svoltare sempre a sinistra, e ci si immette dopo poco meno di un Km nell'ampia
strada, più o meno pianeggiante, che percorre tutta la zona dei più importanti
nuraghi di Sorgono. Il primo tratto di questa strada che è asfaltato attraversa
la zona di Garralè, tra coltivi e frutteti. Percorse alcune centinaia di
metri, si arriva ad un primo bivio, che lasciamo, da cui si dirama a destra una
strada sterrata contraddistinta dal cartello: "Itinerario equestre Sorgono
‑Austis". Proseguendo sulla strada di penetrazione agraria, asfaltata, ci
si addentra nella zona di Arzalaù e subito dopo di Orrunuo. Il
bosco di roverella denuncia suoli ricchi e profondi, nei quali la vegetazione è
particolarmente rigogliosa. Non mancano notevoli querce secolari dai rami
contorti e ricoperti di licheni. Dopo circa 1.5 Km, si incrocia sulla destra un
piccolo sentiero che ci porta alla poderosa mole di Nuraghe Lò, con i
suoi tipici alberelli cresciuti sulla cima e sulle pareti granitiche. Lasciato
il Nuraghe Lò si prosegue nella direttrice principale fino ad arrivare, dopo
tre ore e trenta circa di percorrenza
e dopo 13 Km di marcia, nei pressi del Vivaio Forestale, noto per le sue
dimensioni e per la produzione di essenze forestali e di arredo urbano
destinate ai cantieri di rimboschimento ed alle piazze e viali di mezza Isola.
Il Vivaio sorge nella località propriamente detta di Santu Loisu (km
10.520) dove si celebravano i riti in onore del Santo il 21 di giugno, giorno
del solstizio d'estate. Nei pressi della cappella insistono le Domus de
Janas omonime, pluricellulari e complesse, scavate all'interno di monoliti
dalle forme rotondeggianti e usate come Arca, è prevista, nei pressi della
vicina sorgente, la sosta per gli escursionisti. Da segnalare ancora nei pressi
della fonte la presenza di secolari pini d'Aleppo e di frassini.
Dopo la sosta si prosegue ancora sull'ampia sterrata e dopo
circa 1 Km si raggiunge il bivio, sulla sinistra per il Nuraghe Bardacòlo
che dista circa 150 mt dalla strada principale. Superata una decisa curva a
sinistra, lungo la strada, il paesaggio vegetale comincia a cambiare: la
sughera (Quercus suber) diventa dominante ed è associata alla roverella (Quercus
pubescens), all'erica (Erica arbòrea), al corbezzolo (Arbutus
unedo), oltre ai numerosi arbusti e suffrutici tipici. Più avanti lo
sterrato confluisce nella strada principale (sterrata) che porta al Nuraghe
Orrubiu, attraverso gli estesi boschi di roverella e sughera, intervallati
da pascoli alberati che ci accompagnano per tutto il percorso. L'accesso al
Nuraghe Orrubiu è ubicato a fianco della cabina della linea elettrica.
Percorrendo circa 150 metri ci si trova di fronte alla mole dell'unica torre
che compone il nuraghe, parzialmente diroccato sul lato ovest. Il nome di
Orrubiu (rosso) è dato dalla colorazione rosso arancio delle grigie rocce
granitiche dovute ai particolari licheni che le hanno colonizzate. Si torna
indietro sulla strada principale e si prosegue per qualche centinaio di metri.
A destra, dentro un fondo privato, si trova la tomba megalitica di "Su
Cungiau 'e Tore", a circa 50 m. dal cancello. Tornando sui propri
passi, a meno di 100 metri a sinistra, si arriva nei pressi del monolite
granitico naturale di "S'Incòdine" che prende il nome dalla sua
forma singolare che richiama appunto un'incudine. Tra le sughere e le roverelle
si intravedono secolari bagolari (Celtis australis), alberi di grandi
dimensioni che crescono soprattutto fra le rocce, tanto da guadagnarsi il nome
volgare italiano di "spaccasassi". In zona viene chiamato
"surgiàga" ed il suo legno elastico e resistente veniva usato
soprattutto per la fabbricazione di gioghi per i buoi e parti del carro. Da
segnalare nella zona l'enorme ricchezza archeologica, ubicata all'interno di
fondi privati. Nelle vicinanze è possibile visitare il Nuraghe Talalù e
quello di Terriscana, che domina la vallata del Rio Mannu e di Canale
Figu. Poco a sud il Nuraghe Crebos domina la vallata sottostante e
le colline fino al Santuario di S.Mauro. Il toponimo "Crebos",
cervi, è attribuibile non solo alla storica presenza di cervi sardi descritta
nel Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale del Regno di Sardegna,
del Casalis, ma anche al ritrovamento, nel nuraghe e nelle vicine tombe dei
giganti, di bronzetti raffiguranti i nobili animali, oggetti di culto e
importante risorsa alimentare delle popolazioni neolitiche. Osservando
l'orizzonte verso sud, da qualsiasi punto del percorso, si scorge in lontananza
la mole inconfondibile della collina e del Nuraghe Nolza di Meana Sardo.
Dopo aver lasciato "S'Incodine" si prosegue in discesa verso la
vallata di Peales. Si raggiunge un cancello, che si avrà cura di
richiudere, e si prosegue all'interno di alcuni terreni privati. Dopo circa un
Km il sentiero sparisce e si dovrà proseguire in direzione nord-est. L'ultimo
tratto prima del fondovalle non è altro
che un campo seminato ed occorrerà perciò camminare in fila indiana,
per evitare danni alle
coltivazioni, fino al fiumiciattolo. Nei pressi del fiume si scavalca la
recinzione e poi si prosegue a destra fino a giungere (dopo circa cinque ore)
al limitare della strada asfaltata che dal bivio di Peales si snoda fino
ad Austis. Si prosegue quindi parallelamente alla strada asfaltata per circa 1
Km tra tracce di sentieri appena visibili nel terreno. Là dove dopo un lungo
rettilineo ed una semicurva a sinistra l'asfalto piega decisamente a destra
occorre attraversare la provinciale per prendere una strada di penetrazione
agraria (purtroppo asfaltata) che si inerpica fino all'abitato di Ortueri. La
strada di penetrazione agraria passa in una vallata racchiusa fra le alture di
Ortueri. Sulla destra, di là da una ripida fascia parafuoco, si trova il Parco
dell'Asino Sardo. Il paesaggio in cui si alternano pascoli, casolari,
vigneti e lembi di bosco è davvero suggestivo. Gli ultimi tre chilometri del
percorso sono decisamente in salita e potrebbero farsi sentire in chi non è
sufficientemente allenato. Giunti alla fine della salita si scorgono finalmente
le case di Ortueri. Proseguiamo ancora fino a raggiungere il paese.
per
contattarci: corofem@hotmail.com