LA
PREPARAZIONE DEL TORRONE NEL PASSATO
Il torrone, 40-50
anni fa, si lavorava a mano, senza limpiego di macchinari .
Per la preparazione si utilizzava un grande contenitore di rame
ad angolo. Sotto questo recipiente veniva acceso il fuoco e
come combustibile veniva usato l'agrifoglio perchè aveva la
caratteristica di non emettere molto fumo.( I rami di agrifoglio
o "orruos e' alasi" venivano raccolti dalle donne che
lo vendevano agli artigiani in cambio di alimenti di prima
necessità, come il grano, l'olio d'oliva, formaggio, ecc.) Sopra
il recipiente c'era una tavola di legno molto robusta che era
fissata alla parete e aveva un foro al centro. Questo foro
serviva per inserire Sa Moriga, cioè una grande pala
o mestolo realizzato con legno di corbezzolo.
"Sa moriga"
era impiegata per la lavorazione della pasta che durava 3-4 ore a
seconda della temperatura.
Una volta ultimata la
cottura, si amalgamavano le noci crude, o le mandorle e le
nocciole tostate. La tostatura veniva effettuata con un
tostino a mano della capacità di 8 kg. circa. Questo
veniva appoggiato su una base rettangolare e veniva girato
alternandolo prima a sinistra e poi a destra.opo aver descritto
l'attrezzatura, possiamo parlare della lavorazione del
torrone.Prima di tutto si accendeva il fuoco e si aspettava che
il paiolo di rame si riscaldasse e infine si versava il miele
liquido. Se il miele era cristallizzato, le operaie
cominciavano ad alternarsi nel girare la pala di legno fino a
quando non si otteneva un composto denso. In seguito si
aggiungeva l'albume d'uovo e da quel momento la pasta assumeva il
colore bianco. Si continuava a girare per tre-quattro ore
circa.
Per verificare se il
torrone era pronto si metteva un pò di pasta nell' acqua fredda
e si assottigliava con le dita: se questa si staccava dalle mani
era pronta. Ultimata questa operazione, si aggiungevano le
mandorle, le noci o le nocciole, che in tonarese sono dette
"su gìu". Si continuava a girare fino a quando
la pasta si amalgamava con le mandorle, le noci e nocciole.
L'ultima operazione era quella di estrarre dal contenitore il
torrone con l'impiego di due palette di legno chiamate
iscostadores" e si metteva nelle casse di legno.
Le casse venivano
messe nei carretti trainati da un cavallo e si partiva per
recarsi alle feste e alle sagre di tutta la Sardegna.
Una volta arrivati a
destinazione, dopo giorni di viaggio, si piazzava la bancarella
di circa due metri che veniva riparata da un grande ombrellone
per ripararsi dal caldo o dalla pioggia.
Di notte si accendeva
una lampada a carburo detta "sa centilena". Normalmente
la festa durava 2-3 giorni. L'ultimo giorno si andava in
giro nel paese per vendere quello che era rimasto in cambio di
altra merce come olio, fave, orzo, grano, formaggio, ecc.
Oggi, gli ambulanti
tonaresi o "turronargios", dispongono di furgoni e
raggiungono le località in poche ore.
Oltre a vendere il
torrone di vari tipi (alle mandorle, alle noci o alle nocciole)
gli ambulanti vendono caramelle sfuse, noccioline americane,
noccioline, arachidi, cioccolato, mostaccioli e spesso anche i
campanacci (cioè Su Ferru).