dal Libro:Mare e Sardegna
di David Herbert Lawrence
Lawrence e il passaggio a Tonara
Tonara vista da Montecorte.
Sono passate le tre e c'è freddo dove non c'è il sole. La Stazione a
cui ora ci si ferma è l'ultima prima di Sorgono. E i contadini qui si
svegliano, si gettano le bisacce sulle spalle, scendono a terra. Lontano
vediamo Tonara, in alto. Vediamo il nostro vecchio contadino in bianco e nero
accolto dalle sue due donne che sono venute a prenderlo col cavallino: le
figliole, belle nei vividi costumi rosa e verde. I contadini, uomini in bianco
e nero, e uomini in marrone con le brache strette sulle cosce compatte, donne
in bianco e rosa, cavallini con la sella a bisacce, tutto comincia a sfilare su
per la strada in salita, bellissimo, verso il lontano villaggio appollaiato nel
sole: Tonara, un grosso villaggio che risplende nel sole come una Nuova
Gerusalemme.
Salire verso Tonara.
Scendemmo in una stretta valle profonda, fino all'incrocio stradale
e all'osteria, poi di nuovo salimmo, su e su per un ripido pendio, verso
Tonara, il villaggio che avevamo visto il pomeriggio prima, nel sole. Ma lo
accostavamo ora per di dietro. E come entrammo nella luce del sole, la strada
infilò una lunga curva su un aperto ciglio tra due vallate. Così, dritto
innanzi a noi, vedemmo uno sfavillare di scarlatto e di bianco. Era in lento
moto. Era una lontana processione, scarlatte figure di donne, e una grande
immagine che lentamente lentamente moveva via nella mattina di domenica. Andava
lungo l'assolato ciglio eguale a picco su una profonda vallata. Una fitta
processione di donne che sfavillava in scarlatto, bianco e nero, muovendosi
nella distanza, con lentezza, verso una vecchia chiesa isolata, sotto le
grigio-gialle costruzioni del villaggio appollaiato sulla cresta; e tutto lo
stretto altopiano era come un ponte di luce solare. L'avremmo vista ancora? Di
nuovo l'autobus svoltò e corse per la strada ora piana e quindi prese un'altra
dirczione. E là in fondo, un po' in basso, vedemmo la processione venire.
L'autobus rallentò, si fermò, e noi saltammo fuori. Sopra a noi, vecchia e
molliccia tra lisce rocce e spruzzi di erba piatta, c'era la chiesa, e sonava
la sua campana. Dirimpetto, sempre sopra, c'erano vecchie, semidiroccate case
di pietra. La strada veniva su in dolci curve da quanto pareva fossero due
villaggi addossati l'uno all'altro sull'ardua cresta del pendio a mezzogiorno.
Lontano, giù da quel pendio c'era l'altra vallata, con un bianco sbuffo di
macchina ferroviaria.
la processione di S.Antonio
E lentamente cantando nella prossima distanza, piegando incontro a
noi sulla strada bianca tra l'erba, avanzava la processione. L'alta mattina era
immobile. Noi stavamo su quel ciglio sopra il mondo, con a destra le profondità
di silenzio, appiè di noi. E in uno strano, breve staccato di monodia cantavano
gli uomini, in un vivo, leggero stormire rispondevano le voci delle donne. Poi
ricominciavano gli uomini. Il bianco era di uomini, non di donne. Il prete in
tutto il suo apparato di tuniche e stole, coi suoi ragazzi allato, conduceva il
canto. Subito dietro a lui c'era un piccolo gruppo di alti uomini abbronzati
dal sole, contadini di montagna, che, a testa nuda, e in pantaloni di velluto
dorato, procedevano curvi sotto il peso di una grande immagine a grandezza
naturale di Sant'Antonio da Padova.
Veniva quindi un ceno numero di uomini in costume, ma con le bianche
brache che pendevano ampie e sciolte sin quasi alle caviglie invece di essere
costrette nelle uose nere. Così essi sembravano molto bianchi sorto la nera
increspatura del sottanino. Il nero giustacuore di panno era tagliato corto
come una giacchetta da sera, e i berretti a calza erano inerpicati sulle ceste
nei modi più vari. Gli uomini cantavano in cupo, basso cono melodico. Poi
veniva il frusciante scampanio delle voci femminili. E la processione
strisciava lenta, avanzava senza scopo a tempo col canto. La grande immagine
cavalcava rigida, e piuttosto assurda. C'era un vuoto dopo gli uomini: poi il
cuneo sgargiante delle donne. Esse procedevano a due a due, strette l'una alle
calcagna dell'altra, e cantavano con brusca ripresa come il loro turno veniva,
sgargianti e belle nei loro costumi.
Le prime file erano di ragazzine, due per due, subito dietro ai
grandi uomini in bianco e nero. Bambine, timide e convenzionali, in vermiglio,
bianco e verde... ragazzine in lunghe gonne di panno scarlatto che scendevano
loro sino ai piedi con una banda verde vicino all'orlo; in grembiuli bianchi orlati
di vivido verde e di un colore diverso; con un piccolo bolero scarlatto,
fermato in porpora sulla gonfia camicetta bianca, e neri panni in testa
annodati sotto il mento che lasciavano appena le labbra scoperte, incorniciando
il taccino nero. Ragazzine meravigliose, perfette e timide nel rigido costume
sgargiante, con le teste vestite di nero! Rigide come principesse di Velasquez!
Seguivano ragazzine più grandi, ragazze vere e proprie, poi le donne mature,
una fitta processione. Le lunghe gonne vermiglie con le bande verdi in fondo
erano una solida massa mobile di colore che ondulava, ondulava morbidamente, e
i grembiuli bianchi con l'orlo vivido verde alterno sembravano scaglie di luce.
Le bianche camicette gonfie erano legate sotto la gola con grandi borchie di
filigrana d'oro, due globi di filigrana agganciati l'uno all'altro; e le ampie
maniche bianche sgorgavano dallo scarlatto bolero orlato di verde e purpureo.
Le facce si avvicinavano, incorniciate nei loro panni scuri. Tutte le labbra
cantavano nelle repliche, ma tuttti gli occhi ci guardavano. E la massa
colorata della processione giunse con un morbido ondeggiamento sino a noi: il
panno scarlatto-papavero ondeggiò liscio a fondersi tutto insieme, le bande e
le strisce di verde-smeraldo parvero fiammeggiare tra il rosso e il bianco
vivo, gli occhi scuri si fissarono su di noi sotto ai neri cappucci e si
giravano a star fissi su di noi in intensa curiosità, mentre le labbra si
muovevano automatiche cantando. L'autobus si era fermato dal lato interno della
strada, e la processione dovette nel sorpassarlo stringerlo da presso,
spostandosi verso il ciglio affacciato sul cielo alto sulla grande vallata
sottostante.
Il prete guardò, il brutto Sant'Antonio traballò da una parte un
poco mentre superava la sagoma quadrata del grande autobus grigio, coi
contadini nei vecchi pantaloni umidicci di velluto color d'oro, che sudavano
sotto il carico e pur cantavano a labbra socchiuse; le bianche brache degli
uomini si agitarono nell'atto che quelli passavano con le mani dietro la
schiena; e le facce si voltavano, per continuare a guardarci. Oh, le grandi
mani dure, giunte dietro la schiena sulla nera increspatura del sottanino! Ed
ecco le donne sospingersi lentamente anche loro oltre l'autobus, dondolando lo
scarlatto e le bande di verde delle gonne, torcendosi indietro a guardarci
ancora mentre sempre cantavano. Così tutta la processione passò, e ora sfilava
in su, saliva massiccia contro il cielo verso la vecchia chiesa. Da dietro, lo
scarlatto geranio delle gonne era incenso, si vedeva il dorso accuratamente,
curiosamente tagliato dei bolero color rosso-papavero con i ricami malva e
verde, e delle camicette si scorgeva appena una striscia bianca alla cintola.
Le maniche rigurgitavano, i panni neri delle teste pendevano a punta, e
ondulavano, ondulavano lentamente le increspate gonne, in un moro che le larghe
strisce di verde accentuavano perché andavano indietro e avanti, indietro e
avanti in meraviglioso moro orizzontale, indietro e avanti in una lunga, folta
ricca striscia di verde gioiello, in meraviglioso moto orizzontale di soave
vermiglio, e davano uno statico fulgore a quel moto di contadine cosi magnifico
di geranio e malachite.
Non tutti i costumi erano esattamente eguali. Alcuni erano più
ricchi, altri meno, di verde. E il rosso dei bolero era in alcuni più scuro, in
altri meno. E i grembiuli erano in alcuni più poveri, senza ricami colorati
tutto intorno. E se ne notavano di vecchi, di molto vecchi: costumi vecchi
anche di trent'anni, ma perfetti ancora, conservati per le domeniche e le
grandi feste. 11 vermiglio era diventato scuro, molto scuro in questi. Ma
questo variare del tono rendeva canto più intensa la bellezza del femminile
esercito in moto. Come poi ebbero tutti infilata la piccola chiesetta grigia ch'era
sopra di noi, l'autobus scivolò silenziosamente per fermarsi più giù al suo
solito posto di fermata, e noi ci arrampicammo per il sentiero tracciato nella
roccia su su fino alla chiesa. Arrivammo a una delle porre laterali e trovammo
tutto pieno. All'altezza di noi che stavamo sulla soglia della porta aperta,
vedemmo in ginocchio sulle nude lastre di pietra le ragazzine, e dietro le
donne in ginocchio sui loro grembiuli in file serrate, le mani negligentemente
unite nel gesto della preghiera, riempiendo la chiesa sino alla lontana porta
aperta dove brillava forte il sole: la grande porrà principale aperta sul
ponente. Nell'ombra della bianca chiesa ignuda tutte quelle donne in ginocchio
coi loro colori e i loro panni neri sulle teste sembravano una fitta aiuola di
fiori, gerani incappucciati di nero. Stavano tutte in ginocchio sulla nuda
pietra del pavimento. C'era un po' di spazio libero davanti ai gerani delle
ragazzine, poi cominciavano le file degli uomini, ed erano gli uomini in
pantaloni di soffice oro inginocchiati in posa di goffa reverenza, con le scure
ceste tonde, poi gli uomini dalle bizzarre corazze nere e le gonfie maniche
bianche, con le teste grigie e molti con la barba.
Quindi, proprio di fronte a essi emergeva in piena vista il prete nella
sua corta bianca e stava giusto per attaccare baldanzosamente una predica.
Sant'Antonio da Padova era stato posato accanto all'altare, e là esso
troneggiava piuttosto pieno di sé, moderno, sorridente a vuoto, con un bambino
tra le braccia. Sembrava una specie di Madonna maschile. "Ora" diceva
il prete, "il beato Sant'Antonio vi mostra in che modo dovete essere
cristiani. Non è, non è abbastanza che non siate turchi. Alcuni credono di
essere cristiani perché non sono turchi. Vero che nessuno di voi è turco. Ma
voi avete ancora da imparare come essere buoni cristiani. E questo voi potere
impararlo dal nostro beato Sant'Antonio. Sant'Antonio..." Il contrasto fra
turchi e cristiani è ancora violento nel Mediterraneo dove i maomettani hanno
lasciato una impronta così forte. Ma come mi dà ai nervi la parola cristiani,
cristiani pronunciata con particolare untuosità pretesca. La voce di quel prete
è sterile nella sua omelia.
E le donne guardano tutte intensamente l'a-r e me sulla porta,
tenendo giunte le mani con molta negligenza. "Andiamo!" dico.
"Andiamo e lasciamo che ascoltino.'" Lasciammo la chiesa affollata
della sua turba in ginocchio, e andammo giù tra le case smantellate verso
l'autobus che stava su una specie di belvedere, una terrazza spianata con qualche
albero intorno, silenziosa sopra la valle. Non sarebbe staro strano vedere
soldati armati di archibugi che vi montassero la guardia. E io sarei stato
contento di un'incursione di infedeli, che ci tirasse un po' fuori dalla nostra
cristianità. Ma era un posto meraviglioso. Di solito noi si calcola la vita al
livello del mare. Ma qui, nel cuore della Sardegna, la vita ha il suo luminoso
altopiano, e il livello del mare è lontano da qualche parte, giù nella oscurità
di là dai monti, e non ha senso. La vira vi ha alto il suo livello, alto e
dolce di sole tra le rocce. Restammo fermi a guardare sotto nella valle lo
sbuffo di fumo ferroviario, lontano nella boscosa valle per la quale eravamo
passaci il giorno prima.
Mi sarebbe piaciuto vivere là
C'era una vecchia, bassa casa su quella piazza d'aquile. Mi sarebbe
piaciuto vivere là. Il villaggio vero e proprio, composto di due villaggi uniti
insieme come un orecchio col suo pendente, si alzava più in là, nel fondo, come
uno sporto accanto al culmino del lungo, ripido pendio boscoso che non aveva
fine giù per le sue profondità d'ombra. E per quel pendio il giorno prima era
salito il vecchio contadino del treno con le sue due sgargianti figliole, e il
cavallo carico delle bisacce. E da qualche parte in uno di quei due perlacei
villaggi disposti in riga là di fronte doveva esserci il mio girovago col suo
compagno. Mi sarebbe piaciuto vedere il loro banco alla fiera, e bere acquavite
con loro. "Che bella la processione!" disse l'a-r rivolgendosi al conducente.