Le tre
tavole dipinte su legno di castagno e attribuite al “Maestro di Tonara” (La
crocifissione, San Michele Arcangelo, Il giudizio universale) situate in
origine nella chiesa di S.
Anastasia, sono quanto rimane di
un Retablo della metà del
cinquecento di probabile appartenenza alla Scuola di Stampace dei Cavaro,
ritrovate casualmente in una vecchia casa di Tonara appartenente nell’ottocento
ad un parroco, e recentemente restaurate. Sono ora esposte nella sala
consiliare del comune di Tonara.
La Crocifissione
Nella prima tavola il Cristo crocifisso, di buona fattura
pittorica, presenta il volto del Christus dolens, la croce tipica della
tradizione pittorica italiana, gli
arti inferiori flessi e
l’originale nodo dell’ampio
perizoma sul fianco sinistro. Un fiotto di sangue sgorga dal costato e solca con il suo
rivolo il perizoma.
I ladroni, rappresentati alla maniera nordica con le braccia
dietro la croce legate con delle
funi, evidenziano il corpo contratto per la forte sofferenza e presentano ampi
tagli sulle cosce dalle quali
fuoriescono zampilli di sangue. Si segnala la deformazione delle mani e dei
piedi, con suggestioni quasi espressioniste. Il ladrone alla sinistra del Cristo sembra ancora vivo ma ha
lo sguardo spento nel vuoto, mentre l’altro è apparentemente già spirato
Ai piedi dell’immagine di Cristo
vi sono Maria, Giovanni e la Maddalena che abbraccia la croce ed altre figure
di soldati e popolani , alcuni a cavallo,
raffigurate con lo stile popolaresco tipico della
pittura di Michele Cavaro e di
Antioco Mainas. Molto
originale la rappresentazione delle nuvole quasi fossero degli acini di un grappolo d’uva.
Nello sfondo una Gerusalemme terrena riprende la tradizione
rinascimentale italiana, mentre quella gotica nord europea rappresenta in
genere dietro le croci un paesaggio brullo. Sempre sullo sfondo sono raffigurati gli apostoli Pietro e
Giovanni (uno dei quali a dorso di un asino), che incontrano davanti alle mura
della città un personaggio con un otre sotto il braccio. Inoltre alcuni soldati
recanti uno stendardo e delle lance sorvegliano un Cristo in stato di arresto,
con le braccia legate dietro la schiena.
San Michele Arcangelo
Nella seconda tavola, l’unica probabilmente realizzata
dal solo maestro senza l’apporto
di allievi, la figura del San
Michele Arcangelo alato, realizzata con grande perizia, si rifà alla lezione rinascimentale. Il mantello svolazzante
sembra anticipare la pittura barocca. Il santo con una bilancia innestata sulla
lancia pesa le anime e contemporaneamente
trafigge quanto resta del corpo di un mostro ai suoi piedi. E’ interessante
sullo sfondo in lontananza la
rappresentazione di due episodi: il primo descrive, con
suggestioni gotiche, un San Michele in groppa ad un toro presso un
dirupo. Più in basso il secondo episodio rievoca una battaglia con soldati armati costretti a riparare fin sotto le mura
medievali della loro città.
Il giudizio universale
La terza e ultima tavola superstite presenta un soggetto poco
usuale nella pittura italiana, il
Giudizio Universale che invece è trattato con particolare frequenza nella pittura nordica; indimenticabile
per esempio il Giudizio Universale di Hieronymus Bosch. Dipinta nello stile
popolaresco evidenzia al centro in
basso un personaggio con una cesta sulle spalle che contiene due bimbi. E’ affollata da
una moltitudine di personaggi difficilmente decifrabili a causa dei
danni alla tavola. Tra di essi, al centro di un tempietto, è evidenziabile la figura di
un angelo, forse San Michele. Al di sopra di questo, il Cristo
risorto sovrasta la scena accompagnato da
alcuni santi, tra i quali la
Vergine Maria e San Pietro, e da
un certo numero di angeli.
L’immagine di Cristo ha la
figura inclinata, sinuosa, con un torace
squadrato ed una veste con le pieghe svolazzanti che gli cinge gli arti
inferiori fino ai piedi. In basso
a destra sono le anime nobili dei salvati, in basso a sinistra quelle
sofferenti dei dannati. Tra queste ultime vi è uno strano personaggio con i
capelli irti che, nella mostruosità del suo corpo, soffre tra le fiamme le pene
eterne dell’inferno. Nella parte centrale e inferiore della tavola alcuni
risorti vanno incontro alla salvezza, accompagnati da un angelo, mentre
un demone alato trascina un dannato a bruciare nel fuoco eterno. Altri
risorti sono già entrati nella porta che conduce alla salvezza.